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PROMETHEUS Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 17 settembre 2012
 
di Ridley Scott, con Michael Fassbender, Charlize Theron, Noomi Rapace, Idris Elba (Stati Uniti, 2012)
 
Niente di nuovo sotto il sole, né tantomeno fra le galassie: la nave spaziale che atterra fra i fumi misteriosi di un pianeta inesplorato, le gelatinose creature che lo popolano, le loro intenzioni che si dimostrano meno amichevoli di ciò che era lecito sperare. Solo che le ambizioni di PROMETHEUS andavano ben oltre (subito da dimenticare quelle legate al mito greco; qui non è altro che il nome del vascello spaziale): realizzare un “prequel” (l'episodio filmato dopo una serie, ma che racconta qualcosa avvenuto in precedenza) di un film che ha rivoluzionato la fantascienza come ALIEN. E chiamare a dirigerlo l'autore originale di quel 1979, il 75nne Ridley Scott, inventore di un connubio fra fantascienza e horror che farà molta strada in seguito, a cominciare dai tre omonimi firmati James Cameron, David Fincher e Jean-Pierre Jeunet.

ALIEN, con il capolavoro BLADE RUNNER del 1992, rimasto ineguagliato nella sua frammistione poetica fra la realtà del presente e l'evasione fantastica, rimarranno unici nella lunga carriera di un cineasta che pur si ripeterà ad alto livello con pellicole come THELMA & LOUISE o IL GLADIATORE. Ma se è perdonabile l'autocitazione di quanto si andava dicendo già da allora: nell'intimo del formidabile illustratore si nasconde l'anima di un moralista. Poco male: se non fosse che le sue disquisizioni filosofiche, religiose, scientifiche, esistenziali finiscono immancabilmente, nella loro generosa approssimazione, per annacquare la potenza di un universo formale che ha lasciato un segno indubbio e duraturo su più di una generazione di cineasti.

Trent'anni più tardi, quasi per giocaforza, le cose non sono di molto mutate: anche se è vero che questo nuova spedizione fra gli alieni ci parla di un Ridley Scott più meditativo, un po' cupo, quasi metafisico. Rimane il fatto che le sue sceneggiature (qui, la ripresa del tema non proprio inedito delle origini della nostra specie, o la progressione drammatica poco coinvolgente, o lo scarso spessore dei personaggi) rappresentano un'impalcatura instabile alla bellezza certo formidabile, mai gratuita, mai puramente decorativa delle sue immagini.

Consci, forse, della situazione, ansiosi di conferire un peso referenziale al film, gli autori di PROMETHEUS hanno moltiplicato i rinvii storici e linguistici. Riecco, allora, il personaggio allora straordinario della donna “forte”, la mitica Ellen Ripley di Sigourney Weaver qui ripresa dalla Noomi Rapace di MILLENNIUM: che viene ad aggiungersi ad altre Thelma & Louise del passato. Ecco i riferimenti (quasi inevitabili?) alla kubrickiana 2001: ODISSEA NELLO SPAZIO, a GUERRE STELLARI o MARS ATTACKS!, per restare nella fantascienza pura. Ma anche ai mostri del THE THING di John Carpenter, agli zombie del new horrror di George Romero, poi tradizionalmente ripresi anche da videoclip come il THRILLER di John Landis interpretato da Michael Jackson. O ancora, se pensiamo alla sequenza invero impressionante dell'auto-incisione che si infligge la protagonista, o agli innumerevoli incontri con i gelatinosi, crepuscolari ermafroditi che abitano l'inospitale pianeta, alla fascinazione esercitata dai metalli, dalla carne, dalle mutilazioni sulla poetica di un David Cronenberg.

Plasticamente affascinante (ma lasciate perdere la versione in 3D dagli occhialini instabili che rendono il tutto verdognolo, privando di luminosità moritificando gli equilibri cromatici) a PROMETHEUS è probabilmente assurdo chiedere di non prendersi troppo sul serio: rimane il fatto che il solo personaggio che, per simpatia e originalità, rimane nella memoria è quello interpretato da Michael Fassbender. Il robot che si muove indifferente e sovrano: tanto da non sorprendere che sia proprio la testa dell'androide svitabile l'unico cimelio che l'eroina decide di riportarsi a casa da quei luoghi infausti.


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